IL SENTIERO DELLA LIBERTÀ
Freedom Trail Freiheitsweg Chemin de la Liberté

CRONACA & STORIA

Negli anni ’90 al Liceo Scientifico Statale Fermi di Sulmona si aprì una ricerca storica sui POW (Prisoner Of War), prigionieri di guerra alleati e sul campo di concentramento di Fonte d’Amore. Il via alla ricerca arrivò da un ex-prigioniero inglese, J. Keith Killby, che aveva costituito un’istituzione in Inghilterra, il Monte San Martino Trust, per ricambiare l’aiuto ricevuto dagli italiani, durante la guerra, accogliendo giovani studenti e parenti dei soccorritori per stage in Inghilterra o per attività di scambio culturale.

J. Keith Killby, in his London flat, holds a copy of his memoir

Killby proponeva alle scuole italiane interessate la traduzione di memorie scritte e pubblicate in Inghilterra di ex prigionieri. Giunto al Liceo Scientifico di Sulmona, dopo un interessante colloquio col preside Ezio Pelino, lasciò alla scuola due libri in inglese: Spaghetti and Barbed Wire di John E. Fox ed Escape from Sulmona di Donald I. Jones. La consegna dei libri prevedeva anche la possibilità di partecipare ad un concorso che, oltre alla traduzione italiana, richiedeva la ricerca e le interviste ai personaggi ancora viventi, di cui si parlava nei libri stessi.

Il Preside Ezio Pelino ed il prof. Mario Setta, studioso di storia, intuirono la valenza di questo contributo e diedero vita ad un gruppo di lavoro sotto la guida del prof. Setta.

Il compito della traduzione e della ricerca dei personaggi fu affidato alla docente di inglese, Rosalba Borri e ad un altro insegnante di inglese, Antonio Bruno Quadraro. Rosalba con gli studenti si impegnò nella traduzione del libro di Fox, Spaghetti e filo spinato, e nella ricerca dei protagonisti che furono intervistati e le cui testimonianze furono allegate alla traduzione. Fu inviato il materiale alla direzione del Monte San Martino Trust di Londra e alcuni ragazzi ricevettero in premio uno stage in Inghilterra.

Sulla base delle interviste e dei testi delle memorie anglo-americane si cominciò ad elaborare un piano di ricerca, spinti dallo slogan di storici come Lucien Febvre e Fernand Braudel, “La storia è l’uomo”, per riscoprire il passato nel contesto geografico, sociologico, psicologico della gente di Sulmona e della Valle Peligna. L’organizzazione del lavoro prevedeva due fasi: analisi (informazioni, bibliografia, documenti originali, interviste) e sintesi (indice provvisorio, analisi dei documenti, coinvolgimento delle altre discipline, verifica delle informazioni e delle testimonianze). In linea con i suggerimenti espressi da Cartesio nel Discorso sul metodo. La ricerca, protrattasi per alcuni anni, ma sempre come work in progress, produsse un primo volume, uscito nel 1995 col titolo E si divisero il pane che non c’era. Il libro era un lavoro corale, a cura di Rosalba Borri, Maria Luisa Fabiilli, Mario Setta. I giudizi furono subito particolarmente lusinghieri. Il quotidiano Il Giorno, che gli dedicò la pagina della cultura, ne parlò come di “un libro ricco, dettagliato e di formidabile forza emotiva”. Ne fu spedita una copia a Carlo Azeglio Ciampi, allora ministro dell’economia. Gliela spedì dalla scuola il vice-preside Nicola De Grandis che ricevette una lettera da Ciampi in cui scriveva:

Per quanto mi riguarda personalmente, la lettura mi ha rinnovato alla memoria pagine indimenticabili dell’inverno 1943-44, in cui ho potuto sperimentare la grande generosità della popolazione abruzzese.

Nel discorso per l’inizio dell’anno scolastico, tenuto a Roma, all’Altare della Patria, il 24 settembre 2000, Ciampi – allora Presidente della Repubblica Italiana – disse:

Provate a scrivere voi la storia d’Italia; raccogliete le memorie dei vostri paesi, delle vostre città. I vostri insegnanti potranno aiutarvi. Alcune scolaresche hanno già realizzato progetti del genere: ho letto un bel libro sulle vicende del 1943-44 a Sulmona.

Per la redazione definitiva del libro furono coinvolti anche alcuni storici abruzzesi: Costantino Felice e Walter Cavalieri. Dettero ottimi suggerimenti e contribuirono a migliorarne l’impianto. Si proseguì sulla linea delle traduzioni dall’inglese e fu pubblicato il libro di Jones Escape from Sulmona, tradotto in italiano col titolo Fuga da Sulmona. Costantino Felice ha perfino elogiato la forma estetica della collana di memorialistica (“opere ben riuscite anche dal lato artistico”) alla quale fu dato l’omonimo titolo del primo libro: E si divisero il pane che non c’era.

Fu creato un Laboratorio di storia a livello di Distretto Scolastico tra Sulmona e Castel di Sangro, con l’approvazione del Ministero della Pubblica Istruzione. Fu proposto al Laboratorio di focalizzare la ricerca sulle traversate da Sulmona a Casoli durante il periodo di guerra, dal settembre 1943 al giugno 1944. La proposta proveniva da alcune associazioni di ex-prigioneri inglesi in modo da realizzare una marcia che partendo da Sulmona raggiungesse il fiume Sangro, meta storica per gli alleati nella seconda guerra mondiale. Si discusse il progetto, analizzando le difficoltà. Nasceva così l’idea del Freedom Trail. Le associazioni degli ex prigionieri di guerra come il Monte San Martino Trust (segretario Keith Killby) e l’ELMS (Escape Lines Memorial Society, segretario Roger Stanton) avrebbero collaborato con il Liceo. Il percorso avrebbe avuto quattro tappe: Sulmona-Campo di Giove-Palena-Gamberale-Castel di Sangro, in modo da unificare simbolicamente le due vie: da Nord-Sud (i sentieri dei POW verso la Libertà) e da Sud-Nord (la Liberazione dell’Italia da parte degli Alleati). Il fiume Sangro rappresentava per gli Alleati un importantissimo richiamo alla memoria, dal momento che il generale Montgomery aveva dato come titolo del suo libro “Da El Alamein al fiume Sangro”.

Fu stabilita la data per il mese di maggio 2001, esattamente per i giorni 17-18-19-20 maggio. Nel frattempo continuava la ricerca sulle traversate e sulle fughe dal campo di concentramento di Fonte d’Amore verso le linee alleate. Furono raccolte numerose testimonianze e una più approfondita bibliografia sull’argomento. Carlo Azeglio Ciampi il 18 maggio 1999 era diventato Presidente della Repubblica Italiana.

Alcuni anni prima – il 4 agosto 1996 – gli era stata conferita a Scanno la cittadinanza onoraria. Per l’occasione, aveva detto nel discorso:

Giunsi in questo paese dopo l’8 settembre 1943 quasi per caso, e il caso si impersonò nell’amico Nino Quaglione. Vi giunsi dopo aver provato, come tanti giovani militari, l’amarezza della dissoluzione dell’esercito, l’umiliazione della disfatta, la rabbia perché non ci era stato dato modo di reagire… […] Nel silenzio di queste montagne, si avviò un dialogo, una riflessione in primo luogo all’interno di noi stessi, con le nostre coscienze. Ci ponevamo la domanda sul come ritrovare il fondamento del vivere civile. Riconquistammo la serenità nei nostri animi a mano a mano che acquisimmo la consapevolezza intima dei valori alla base della vita di una collettività: in primo luogo la libertà, interpretata e applicata nel quadro del vivere in comune, il rispetto cioè della libertà e dei diritti degli altri come condizione per rivendicare la libertà e i diritti propri. […] Se fummo capaci di ritrovare i punti cardinali di riferimento, di riconquistare la serenità dell’animo, di fare le conseguenti scelte e di perseguirle con determinazione, di sentirci di nuovo parte viva di una società di uguali, ciò fu dovuto al clima umano che respirammo in queste montagne, in questa terra d’Abruzzo. Una popolazione povera, provata da anni di guerra, semplice ma ricca di profonda umanità, accolse con animo fraterno ogni fuggiasco, italiano o straniero; vide in loro gli oppressi, i bisognosi, spartì con loro “il pane che non c’era”; visse quei mesi duri, di retrovia del fronte di guerra con vero spirito di resistenza, la resistenza alla barbarie.

Il 23 settembre 1999 nella sua prima visita ufficiale in Abruzzo a pochi mesi dalla sua elezione a Presidente della Repubblica Italiana, Ciampi aveva deciso di ricevere in udienza privata al Palazzo della Prefettura dell’Aquila una delegazione del Liceo Scientifico Statale Fermi di Sulmona. Vennero ricevuti in udienza privata il preside Ezio Pelino il prof. Mario Setta e quattro studenti. In una sala della Prefettura all’ora stabilita insieme alla consorte, signora Franca, al consulente culturale il giornalista Arrigo Levi, al Prefetto e pochi altri, il Presidente si intrattenne affabilmente per circa mezz’ora parlando di quel periodo della sua vita trascorso tra Scanno e Sulmona nell’autunno-inverno 1943-1944 complimentandosi per il libro E si divisero il pane che non c’era e incoraggiando a proseguire nello studio della storia del tempo di guerra.

In quella occasione, nel discorso alle autorità della Regione, Ciampi disse:

Sono stati ricordati i rapporti miei, antichi e recenti, con la terra d’Abruzzo. Sono rapporti che lasciano un segno. Vissi qui alcuni mesi particolarmente intensi. Posso testimoniare di persona, per esserne stato beneficiario, di quello che fu l’atteggiamento degli abruzzesi nei confronti di coloro che si trovavano in condizioni di bisogno, fossero essi prigionieri alleati, fossero essi ebrei, fossero ufficiali o soldati dell’esercito italiano. Io qui passai alcuni mesi con alcuni amici, in particolare con un amico ebreo, un vecchio amico livornese. E un episodio, in particolare, mi è rimasto impresso nella mente. Quando, camminando una sera per una piccola via di Scanno, da una finestra un’anziana scannese mi fece un cenno, mi invitò a salire nella sua casa e mi offrì un pezzo di pane e un pezzo di salame. Questo mi ricorda quel bellissimo libro che hanno scritto gli alunni e gli insegnanti di una scuola di Sulmona – e che io conservo gelosamente – il cui titolo, se ben ricordo, è “E si divisero il pane che non c’era”.

L’incontro dette la spinta decisiva nell’affrettare la ricerca e l’organizzazione del Freedom Trail. Furono intervistate varie persone di Scanno che avevano conosciuto Ciampi, visitate e fotografate la casa e la soffitta dove Ciampi si rifugiava con un amico ebreo. Tramite il dr. Luzzatto della Comunità ebraica di Roma, fu rintracciato e intervistato l’ebreo Beniamino Sadun. Un colloquio emozionante, che durò alcune ore. Di tanto in tanto, prendeva il fazzoletto e si asciugava le lacrime, nei passaggi più emozionanti della sua storia a Scanno. Raccolto il materiale, fu inviato al dr. Arrigo Levi consulente della Presidenza della Repubblica che lo sottopose direttamente in visione al Presidente. Ciampi aveva scritto su alcuni fogli il suo diario della traversata da Sulmona a Casoli e fu inviato in forma secretata dal Quirinale al Liceo per essere pubblicato nel libro, che assumeva il titolo Il sentiero della libertà

IL SENTIERO DELLA LIBERTÀ
Un tratto di strada con Carlo Azeglio Ciampi, stampato a cura del Liceo dalla casa editrice Qualevita.

Il libro nasceva a supporto storico della manifestazione Il sentiero della libertà/Freedom Trail. Infatti il 17 maggio 2001 il Presidente della Repubblica Ciampi, nella straordinaria cornice di piazza Garibaldi, la piazza Maggiore della città, con un discorso rivolto a giovani e veterani, italiani e anglo-americani, dette il via alla Marcia da Sulmona a Castel di Sangro.

Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi

Rivolgendosi particolarmente ai giovani Ciampi disse:

Vedo qui oggi tanti giovani, che sono partecipi, con tutta la passione dei loro anni, di questa straordinaria manifestazione. Li esorto a riflettere su quanto profonde siano nell’animo degli Italiani le radici della democrazia e dell’amor di Patria. La nostra è una democrazia salda. Dopo più di mezzo secolo dagli eventi che oggi ricordiamo, forte dei valori che allora seppe esprimere, il popolo italiano è all’avanguardia nella costruzione di un’Europa unita, solidamente ancorata agli ideali di libertà, di giustizia, di rispetto dei diritti dell’uomo. A quegli eroi, noti o sconosciuti, noi rinnoviamo, con commozione, il nostro grazie. E a voi giovani ripeto l’invito che rivolgeva a tutti gli uomini il vostro grande poeta Ovidio: guardate in alto, rivolgete sempre gli occhi alle stelle; abbiate ideali, credete in essi e operate per la loro realizzazione. Questo è ciò che la mia generazione e la generazione dei vostri nonni vi trasmette, vi affida come messaggio che sono sicuro saprete onorare ed affermare sempre di più.

Quel giorno, sotto un sole splendente e talvolta bruciante, a fianco d’un centinaio di ex prigionieri anglo-americani, qualche migliaio di persone si mise in cammino per raggiungere la prima tappa, Campo di Giove. La prima edizione si concluse a Castel di Sangro, passando da Pietransieri, la piccola frazione che aveva vissuto una delle prime e terribili stragi tedesche nel novembre 1943, con l’uccisione di 128 persone, in gran parte donne e bambini.

Come Scuola co-promotrice della manifestazione, diventava impossibile organizzare annualmente il Freedom Trail in località diverse, come inizialmente suggerivano gli organizzatori inglesi, che prevedevano simili iniziative in altre regioni italiane dove vi erano stati campi POW. In loro si evidenziava la spinta nostalgica, comprensibilissima, di ricordare e tornare sui luoghi delle battaglie della seconda guerra mondiale.
La Scuola, invece, anche su consiglio dello staff della Presidenza della Repubblica Italiana, accoglieva l’obiettivo didattico di consegnare ai giovani quell’ideale di libertà, ottenuta con i sacrifici e il sangue dei caduti anglo-americani e degli italiani che si schierarono nelle loro file, da nord a sud e da sud a nord. Il Freedom Trail, in italiano “Sentiero della Libertà”, pur basato su una molteplicità di testimonianze storiche di parte inglese e italiana (cfr. bibliografia sintetica sotto riportata) diventava quindi simbolo, metafora della lotta per la libertà. Un messaggio per i giovani. Messaggio non solo rivolto alla memoria del passato, ma anche all’ambiente naturale della Maiella, ai valori della socializzazione, dell’internazionalizzazione, proponendo un percorso escursionistico relativamente facile e idoneo ai non speacilisti. D’altronde, in Abruzzo, si era verificato un fenomeno particolare che meritava la massima attenzione. C’era stata la “Brigata Maiella”, nata a Casoli nel dicembre 1943. Un corpo paramilitare definito da Marco Patricelli nel suo bel libro sulla Brigata Partigiani senza partito e soldati senza stellette a fianco dell’esercito alleato che non si sciolse con la liberazione dell’Abruzzo, ma riprese la marcia per contribuire alla liberazione dell’Italia del Centro-Nord. A Taranta Peligna, sul sentiero Sulmona-Casoli, c’è il Sacrario della Brigata. Non solo un mausoleo, ma anche e soprattutto un luogo per il silenzio e la meditazione. Non per nulla, prima di raggiungere Sulmona in elicottero, il presidente Ciampi si era recato al Sacrario di Taranta Peligna per commemorare i 55 caduti abruzzesi della Brigata Maiella.
Dopo la prima, le successive edizioni hanno seguito il percorso standard: Sulmona-Campo di Giove-Taranta Peligna-Casoli.
Il libro, precedentemente stampato dalle edizioni Qualevita, viene affidato alla casa editrice Laterza, che lo pubblica nel 2003. Per l’occasione, Preside e alcuni insegnanti del Liceo Scientifico sono invitati al Quirinale, in udienza privata, il 24 aprile, vigilia della festa della liberazione. All’incontro sono presenti anche Arrigo Levi, Giuseppe Laterza, Paolo Peluffo. L’editore Laterza presenta al presidente una copia del libro Il sentiero della libertà. Un libro della memoria con Carlo Azeglio Ciampi a cura del Liceo Scientifico Statale Fermi di Sulmona.

Il 12 giugno 2003 viene presentato il volume a Roma nella sala dei Presidenti di palazzo Giustiniani. Interviene Marcello Pera, presidente del Senato, che esprime apprezzamento per l’iniziativa editoriale e si sofferma sull’importanza della microstoria, definendola “crocicchio e paradigma della grande storia”. Gli storici Gabriele De Rosa e Claudio Pavone analizzano e apprezzano l’impostazione del lavoro realizzato dalla Scuola.

L’8 settembre 2003 nasce l’Associazione Culturale Il Sentiero della Libertà/Freedom Trail con sede presso il Liceo Scientifico Fermi di Sulmona. Viene eletto presidente dell’Associazione il prof. Mario Setta, la prof.ssa Adelaide Strizzi vice presidente, il preside Ezio Pelino, presidente onorario. Scopo dell’Associazione, in stretta collaborazione con il Liceo, è quello di programmare e contribuire alla realizzazione della Marcia. Ma anche alla cura delle pubblicazioni sulla memoria degli ex-prigionieri, per la collana E si divisero il pane che non c’era.
Dopo la presidenza del prof. Setta, vengono eletti presidente prima il prof. Giovanni Bachelet e in seguito la dott.ssa Maria Rosaria La Morgia. Fin dalla seconda edizione, l’organizzazione della Marcia è stata affidata alla prof.ssa Adelaide Strizzi, che ne ha curato con particolare competenza tutte le edizioni, avvalendosi delle varie istituzioni e organizzazioni di volontariato.