Nel diario della traversata da Sulmona a Casoli del 24 marzo 1944, Carlo Azeglio Ciampi scrive: “Io, dalla direzione tenuta e dalla strada fatta, penso che al peggio dovremmo essere nel vallone di Taranta e quindi uscire nella terra di nessuno… vediamo sotto di noi un paesetto quasi completamente distrutto… ci fermiamo alcuni minuti sulla strada rotabile, poi entriamo nel paese e ci viene incontro tra la nostra gioia un tenente indiano. Ce l’abbiamo fatta!”. In ricordo della traversata e dell’arrivo a Taranta, cittadina di pace e di libertà conquistata, Carlo Azeglio Ciampi ha ricordato quel giorno, visitando a Taranta il sacrario della Brigata Maiella, proprio il 17 maggio 2001 nella prima edizione del Sentiero della Libertà/Freedom Trail. Un ricordo richiamato anche durante la visita a Palazzo Giustiniani dal sindaco di Taranta, Marcello Di Martino, nel decennale della Marcia.
La via della montagna fu certamente la più comune e la più battuta dagli ex-prigionieri, dai renitenti alla leva e da quanti cercavano di oltrepassare il fronte per recarsi al Sud, dagli alleati. L’Abruzzo era diventato linea di confine e angolo di speranza.
Anche l’attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ritenuto giusto e necessario per salvaguardare la memoria del tempo, visitare ufficialmente il sacrario di Taranta il 25 aprile 2018, recandosi poi a Casoli, dove ha tenuto un discorso di commemorazione del tempo di guerra, citando le parole emozionanti dì una scrittrice italo-cubana, Alba De Céspedes che aveva affrontato la traversata nei giorni invernali del 1943: «Voi neppure accennavate a timore o prudenza: subito le vostre donne asciugavano i nostri panni al fuoco, ci avvolgevano nelle loro coperte, rammendavano le nostre calze logore, gettavano un’altra manata di polenta nel paiolo. […] C’erano inglesi, romeni, sloveni, polacchi, voi non intendevate il loro linguaggio ma ciò non era necessario; che avessero bisogno di aiuto lo capivate lo stesso. Che cosa non vi dobbiamo, cara gente d’Abruzzo? Ci cedevate i vostri letti migliori, le vesti, gratis, se non avevamo denaro».
Il comportamento della gente semplice e povera di Taranta non ha fatto altro che aprire le porte per accogliere i bisognosi di ogni necessità.